mercoledì 18 febbraio 2009

Volevo fare la madonna


Si parlava di modelli femminili e di nemesi. E lei ha esordito così: "Volevo fare la Madonna". Mi fa sorridere divertita la mia amica quando racconta delle frustrazioni legate alle recite scolastiche, in cui avrebbe voluto fare la first lady della grotta e invece finiva puntualmente a fare il re magio. Io da bambina giocavo alle Charlie's Angels con due vicine di casa, Sonia e Anna. Anzi, noi giocavamo alle Ciarli Sengels, come dicevamo allora, a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta. Erano anni in cui i bambini popolavano i cortili dei condomìni, abitavano gli atrii e i sottoscala, giravano allo stato brado per l'isolato su biciclette sgangherate. In quegli anni, giocare alle Ciarli Sengels era veramente d'avanguardia.

E io finivo sempre a fare Sabrina.

Con gli occhi di adesso non era niente male, Sabrina, ma allora per me l'angelo Duncan era un indubitabile cesso, specie se messa al confronto imposto dall'avvenenza delle altre due. Obiettivamente, ero l'unica con il caschetto moro. E col senno di poi, oggi pagherei per essere Sabrina. Ma allora era come dirmi di fare Melchiorre, Baldassarre oppure Gaspare, senza preferenze o distinguo di sorta.