venerdì 20 luglio 2012

Pita salad... veronese


Ehm.... vengo subito al dunque: carne di cavallo, che ne dite ?

So già che molti inorridiscono alla parola carne, non parliamo all'aggiunta dell'aggettivo "equina". Le smorfie sul mio volto non erano tanto diverse otto anni fa, appena giunta a Verona.

'Sti veronesi sono proprio strani, mi dicevo. Mangiano cavallo, risini a colazione, chiamano la valeriana molesini, i fagiolini tegoline, l'asino musso, le rape naoni, i balconi poggioli e sono convinti pure di parlare italiano !

A Verona, di fatto, cavallo e musso  dominano nei menù tradizionali, le macellerie equine storiche sono numerose e - vedere per credere - hanno la coda fuori il sabato mattina.
Per me vivere un posto è anche, nei limiti del possibile, far propri gli usi locali, almeno in cucina; ecco dunque che gli sfilacci di cavallo sono stati, appena giunta in città, l'inaspettato e piacevolissimo icebreaker tra me e la carne equina.
E' carne salata, essiccata, affumicata e sfilacciata. Si serve spesso come la bresaola, con rucola e grana d'estate e con radicchio e grana o provola affumicata d'inverno. E di norma, piace anche a chi giurerebbe sui figli di non voler assaggiare nulla che abbia mai nitrito.
Per me lo sfilaccio diventa un elemento interessante per arricchire le insalatone estive con una proteina. Inoltre si trova facilmente al supermercato e si conserva in frigo a lungo. Insomma, un jolly.

Siccome però l'estate è piena, ho pensato ci volesse una deriva esotica... che col cavallo... parliamone !!!
Mi sono dunque chiesta: cosa succede shakerando un pita gyros greco, un'insalata fattoush libanese e carne di cavallo essiccata, così tanto ... veneta ?



Ne è uscita questa cosa qui, che un nome non ha, ma che mi è sembrata simpatica e appetitosissima, specie con un po' di dressing allo yougurt. Sconfinando verso lo street food mediorientale, ho scelto di gustarmela tra i tetti, in quel già citato buco di terrazzino (o poggiolo, che dir si voglia) che ironicamente ho ribattezzato roof garden.


Come l'ho preparata

Ho preparato le pite, preferendo la cottura alla piastra rispetto a quella al forno che sarebbe tradizionalmente indicata. Il forno, no... non ce la posso fare. Ho dunque impastato a mano tre cup di farina, a cui avevo aggiunto e amalgamato 1 cucchiaino di zucchero, uno abbondante di sale e mezza bustina di lievito istantaneo, con 1 1/2 cup di acqua. Ho coperto con pellicola e lasciato riposare mezz'oretta.
Nel frattempo ho preparato il ripieno, il dressing, e steso il bucato (ma questa è un'altra storia).
Ho tagliato in piccoli pezzi cipollotto, peperone, cetriolo, pomodoro e spezzettato qualche foglia di basilico e menta; ho condito con sale, pepe, coriandolo, un po' di aceto balsamico e qualche goccia di succo di limone e ho lasciato marinare qualche minuto. In ultimo ho aggiunto gli sfilacci e mescolato.
Per il dressing, ho insaporito 100 ml di yogurt intero con cipollotto, erba cipollina, menta, basilico, un micron d'aglio, sale e pepe.
Una volta riposato l'impasto, l'ho steso in palline (ne vengono 8 con le dosi indicate), l'ho tirato abbastanza sottile e ho cotto le pite sulla piastra ben calda, circa un minuto per parte.
Appena calde le ho arrotolate e le ho riempite.
Magiare subito, con involucro caldo e ripieno freddo.

Ok... sarò anche pazza a  presentarmi a un contest con una proposta di carne equina, ma l'importante é partecipare. Eppoi, il rosa non mi piace nemmeno tanto,  é così da femmine ! ;-)