martedì 24 maggio 2011

Italia batte Giappone



Recentemente, sfogliando una rivista di cucina, la mia attenzione era stata catturata dalla soba (ammesso e non concesso che soba sia femminile). Ho dato dunque sfogo alla curiosità gastronomica, che può riservare una parte di avventura, specie quando si va in cerca di alimenti etnici in una città di provincia. A Verona, se NaturaSì, Esselunga e il cambogiano di vicolo Colombine non soddisfano la ricerca di alimenti orientali, tocca armarsi di coraggio e fegato e affrontare il più fornito negozio della città, a Verona est. Un tristerrimo magazzino cinese, sito tra due sexy shop al piano terra di un centro commerciale decadente, dove però si trova tutto. E dove al primo colpo ho trovato l'agognato pacchettino di soba.
Ho provato la soba con verdure a julienne, spadellata con olio e un'ombra di salsa soya. Ne ho assaggiata una forchettata, visto che sono in un quasi-ramadan da carboidrati. La sensazione al palato è quella di uno spaghettino sottile e ruvido, con un'identità non spiccatissima di grano saraceno. Come la pasta integrale, tende a bere molto olio o comunque liquido di condimento, pertanto a rimanere opaca.
Nonostante sia di norma aperta alle mescolanze e alle diversità, a valle dell'esperimento non mi sento di promuovere la soba. La signora del negozio ha tenuto a precisare "spaghetti giapponese, piace molto italiani". Eppure io faccio sempre fatica a trovare conforto nella pasta orientale. Mi sembra un'offesa a quello che l'Italia, da Gragnano a Trento, sa proporre in termini di lavorazione del grano.

1 commento: