Da pagina 5.
Aveva un negozio di alimentari. La grande distribuzione ha spazzato via i negozietti di quartiere: ormai siamo tutti anime afflitte alla cassa, che guardano con odio il carrello troppo pieno del tale che ci precede.
Il negozio di Armando resisteva ostinatamente, una barricata di caciotte, salumi e olive dolci contro la prepotenza dei supermercati. La gente si fidava di lui. Almeno la metà delle persone che entrava nel suo negozio non comprava nulla. Ci andava per chiaccherare, per avere un parere, un consiglio. "Sei l'oracolo dello stracchino", gli dicevo.
Chissà com'è, mi è venuto in mente l'alimentari Fornale di Borgo Venezia. Non ci vado spesso, ma va a sapere per quale associazione, immaginandomi il racconto, ho visualizzato l'ingresso di questa bottega di quartiere, con tanto di giardinetto e, lì appoggiata, la bicicletta con la ceste di plastica biancastra forate, una davanti e una dietro. Dopo l'ufficio è stato naturale farci un salto, anche se in realtà il frigorifero non langue. Forse ero in cerca dell'oracolo dello stracchino. Ne sono uscita con tre fette di carne salà e qualche zucchina appena grigliata, ma solo dopo mezz'ora di chiacchiera sulla stagione e le cotture del baccalà e dopo essere stata invitata ad annusare la loro lasagna ancora calda, appena preparata.
Il tutto è finito in questa insalata, insieme a pinoli tostati, pane tostato e pesche.
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