mercoledì 27 luglio 2011
Farina del loro sacco: la crostata di pesche e lavanda di Giulia
Non invento nulla. I prodotti della stampa specializzata e i food blog sono così numerosi, così di qualità, da rendere imbarazzantemente povero al confronto qualsiasi mio slancio creativo. Insomma, giro per la rete o sfoglio una rivista e sono costantemente folgorata dal talento e dalla passione che mi circondano. Non mi deprimo per questo, sia chiaro. Al contrario, semplicemente apprezzo e... consumo.
In cucina, dunque, spesso mi limito a eseguire, adattare, personalizzare, ahimé talvolta più guidata dai fondi di frigo che dal mood... Comunque grata a coloro che hanno scelto la strada della condivisone dei loro doni di natura e della loro disciplinata esperienza culinaria.
In fin dei conti la cucina delle nostre nonne che cos'era, se non un mix di "trasmissione di segreti" e ingredienti che allora erano - gioco forza - a chilometro zero ?
Il furto di oggi è duplice: ho rubato l'idea della crostata pesche e lavanda da questo delizioso blog di Giulia (a proposito di Talento), e ben tre rametti di lavanda dal parking aziendale (ops...).
Domani Valentina mi procurerà lo stampo da crostata rettangolare. Deve fare un salto nel favoloso mondo di Patrizia (ossia nell'incantevole e irresistibile negozio Soufflé di corso cavour...). Mi riprometto una riedizione della crostata in questa forma, come proposto dal blog da cui è stata presa l'idea, usando stavolta pesche meno attempate. Che con queste pesche davvero da fondo di frigorifero, più che la crema pasticcera, ci voleva l'antirughe di Boots.
A proposito di chilometro zero...
Lunedì, in attesa dal medico di famiglia, ho letto un'intervista a Henri Chenot. Di norma negli studi dei medici di famiglia ci sono riviste che rendono interessante anche la lettura dell'orario di ricevimento o del poster con i codici di esenzione ticket. Riviste tipo oggi, gente. Cose che erano editorialmente brutte anche negli anni settanta, laddove si sono arenate. Roba che a volte mi dico: adesso gli regalo un abbonamento in offerta ad A, di quelli tipo 72 numeri a 19 euro, perché el me fa de pecà, come dicono qui a Verona. Dal medico di famiglia, a fine luglio, se ti va bene come invece è capitato a me, trovi vanity fair. Di febbraio. Con uno speciale sul poncho in merinos e un'intervista al sopra citato guru del benessere che ad un certo punto diceva una cosa che sintetizzo così: il chilometro zero è la più grande stronzata del secolo. Se vivi in pianura padana, d'inverno finisce che mangi solo maiale e verze e poi crepi.
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