Il principe aveva troppa esperienza per offrire a degli invitati siciliani in un paese dell’interno, un pranzo che si iniziasse con un “potage”, e infrangeva tanto più facilmente le regole dell’alta cucina in quanto ciò corrispondeva ai propri gusti. Ma le informazioni sulla barbarica usanza forestiera di servire una brodaglia come primo piatto erano giunte con troppa insistenza ai maggiorenti di Donnafugata prché un residuo timore non palpitasse in loro all’inizio di ognuno di questi pranzi solenni. Perciò quando tre servitori in verde, oro e cipria entrarono recando ciascuno uno smisurato piatto d’argento che conteneva un torreggiante timballo di maccheroni, soltanto quattro su venti persone si astennero dal manifestare una lieta sorpresa: il principe e la principessa perché se l’aspettavano, Angelica per affettazione e Concetta per mancanza di appetito. Tutti gli altri (Tancredi compreso, rincresce dirlo) manifestarono il loro sollievo in modi diversi, che andavano dai flautati grugniti estatici del notaio allo strilletto acuto di Francesco Paolo. Lo sguardo circolare minaccioso del padrone di casa troncò del resto subito queste manifestazioni indecorose. Buone creanze a parte, però, l’aspetto di quei babelici pasticci era degno di evocare fremiti di ammirazione. L’oro brunito dell’involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi impigliate nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio
G. Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
Anche questo numero della rivista Threef, uscito ieri, toglie il fiato. I contributi dei fotografi, quello dei compagni di viaggio e il lavoro del team di redazione... è tutto strabiliante. Sono noiosa e ripetitiva, lo so, ma non finirò mai di sentirmi onorata di essere parte di questa avventura.
... E il dietro le quinte ? Ogni bimestre, il mio contributo a Threef riesce a gettarmi in uno stato di ansia incredibile. Di fronte ad ogni puntualissimo call for abstract mi prende il blocco creativo e la scadenza sembra sempre troppo dietro l'angolo.
Potete immaginare la mia espressione, quando le tre F che coordinano la pubblicazione ci hanno scritto dicendo: il tema del prossimo numero, in uscita ad agosto, sarà il tempo. Come sarebbe "il tempo" !?! mi dico... già immaginando un tema banale tipo il mare, la sabbia, il mediterraneo, le dolomiti, la Grecia, il menu senza-fornelli.
Passato lo sconcerto iniziale, mi sono applicata e qualcosa sul filo del tempo ho prodotto.
Innanzitutto, per tutti i contributi ho usato il farro, la più antica varietà di frumento coltivata dall'uomo.
Dapprima ho interpretato il tempo inteso come ispirazione vintage, come piatti d'antan. Mi è balzato alla mente il timballo, un'ispirazione gattopardiana, che vi propongo reinterpretata ai giorni nostri, decisamente alleggerita e preparata con una pasta integrale di farro.
Infine, ho pensato al tempo inteso come velocità di realizzazione delle ricette, al fast food e allo slow fast food. Così, ecco che anche un semplice e veloce croque monsieur può diventare più slow se decidiamo di prepararci da soli il pan brioche. Naturalmente, con farina di farro.
Buona lettura !
Io non so citarti tomasi di Lampedusa, al massimo tomas millian con romanesco:"daje"
RispondiEliminaOttima ricetta e ottimo post.
Un bacio
Il ciclista
Vabbé non vale.. questa é una provocazione colta a cui debbo rispondere a tono.
EliminaCon il timballo puoi bere acqua Pejo, Così ti senti mejo.
ciao Ilaria, siamo noi ad essere onorate per la tua presenza.
RispondiEliminaCi piace che tu ci sia con le tue riflessioni, i tuoi pensieri, le tue ricette! Splendida interpretazione del Tempo, la tua, per entrambe le ricette. Curioso che, al timballo di gattopardiana memoria, tu abbia associato un "croque" tipico di quella cucina francese che il Gattopardo sembrava snobbare parecchio...
Entrambi (dovrei sottolineare che in realtà le tue ricette sono tre...) i piatti sono azzeccatissimi e davvero in tema. Grazie Ilaria!!! Baci, a presto :))
Non so quante volte ho riletto Il Gattopardo, ho amato quel libro :)
RispondiEliminaBella bella bella la tua interpretazione del "tempo" tradotta in due ricette magnifiche.
Grazie per il tuo ancora una volta prezioso contributo a Threef, un abbraccio e buona domenica
Questo timballo è proprio una prelibatezza! Ti faccio i miei complimenti per il bellissimo blog, mi unisco volentieri e ti invito a passare anche da me, ne sarei felice :)
RispondiEliminahttp://ledeliziedelmulino.blogspot.it/
Ilaria sei semplicemente bravissima ! R
RispondiEliminaIo ho grugnito estatica! Io! Senza flauti. :P
RispondiEliminaE così ho abbassato tutta la nobiltà del post. Corro a guardarmi la rivista! :)
Elena