sabato 3 dicembre 2011

La carbonnade fiamminga e l'oste di porta vescovo.


Sabato di pioggia, che fare ? La cocotte in ghisa è immeritatamente parcheggiata da troppo tempo, così mi decido a improvvisare una carbonnade fiamminga, basandomi sulla ricetta tratta dal bellissimo libro del cavoletto.
In casa sembra non mancare nulla, o quasi: il manzo da spezzatino c'è, la pancetta e le cipolle pure, lo zucchero di canna e l'aceto anche, la senape non è quella all'ancienne ma vabbé, il pane raffermo è pan bauletto integrale ma ce lo facciamo andar bene, le erbette aromatiche sul balcone sono morenti ma qualcosa si può recuperare... cosa manca dunque ?
La birra trappista !
Ecco dunque che urge un salto sotto l'acqua all'Oeffepì, l'osteria fuori porta, che in quanto a scelta di birre non scherza. La sottoscritta non beve birra e dunque si affida spesso alle competenze dell'oste in materia.
Fofò, devo fare la carbonnade... no, non la carbonara, car-bon-na-de, uno spezzatino fiammingo ! Ma dopo aver chiesto una trappista, magari una Chimay, come suggerisce Sigrid, si pone il dubbio su quale Chimay: bionda, rossa o scura ?
E così, l'acquisto della birra - che immaginavo e desideravo rapido - si traduce in una tavola rotonda sul tema che coinvolge i seguenti opinion leader e discussant: l'oste e la sua collaboratrice, un fulvo fotografo di quartiere, il giornalaio e un avventore baffuto che - se avesse avuto sciarpa e coppola - sarebbe stato Antonio Pennacchi sputato. Dopo dieci minuti in totale balia dei succitati personaggi, ritorno a casa con la mia Chimay infilata in borsetta. L'oste e il fotografo hanno deciso che per la carbonnade, o come cavolo si chiama quella cosa lì, ci vuole la chiara.

La ricetta è spiegata da Sigrid non solo nel volume, edito da Cibele, ma anche sul suo splendido blog.



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